
Bianca e mio padre: un pezzo (in effetti i due terzi) della mia famiglia trasvolata qua per girare per casa, seguire Luce con le sue faccette da tenera bisbetica, in una frase, per accompagnarci lungo un piccolo segmento nella nostra nuova vita. Era ormai diventata una necessità, un bisogno impellente, questa conferma che siamo sulla strada giusta, ed il calore che ci hanno portato dalla e dell’Italia (con il parmigiano ed il Venerdì di Repubblica), costituisce una bella dose di carburante per il futuro. Oltre a gongolarci della rispettiva vicinanza, abbiamo girato in lungo e in largo tutto quello che questa ridente cittadina sulla Chesapeake bay può offrire, scoprendo tra l'altro, da "turista", un sacco di bei posti dove non ero mai stata (un giardino rigogliosamente fiorito qua vicino dove si può svaccare coi bambini, un cafe' gestito da una parigina lungo il molo in centro dove posso ordinare pain au chocolat in francese), e spingendoci in gita fino a DC, dove abbiamo fatto il solito tour tra le statue dei padri fondatori della nazione, la mitica Georgetown ed i verdi quadri di una mostra su Cezanne.

E poi New York: si dice che si vede Roma e poi si muore, ma io sono convinta che anche a New York si debba stare una volta nella vita, perché è talmente unica che finché non sei lì dentro, pigiato fra la gente ed i grattacieli, non si capisce quanto è bella. L’ultima volta che ci sono stata avevo 17 anni e l’unica cosa che mi ricordo era seguire come un segugio la mappa per trovare un negozio che vendesse le Sebago. A New York non devi guardare per terra, devi camminare facendo finta di avere gli occhi al posto dei capelli. Perché a parte lo shopping ed i locali ultra chic, le luci di Times square (che pure ti abbagliano come un bambino), le montagne di cemento e vetro ed i torrenti di facce di tutte le razze, religioni e ceti che ti circondano,


Per tornare al tran-tran di tutti i giorni, ricevo sempre più gratificazioni dalla mia classe di italiano, pur assottigliata (ma sono rimasti i piu’ convinti: le madame della Baltimora bene, i vecchietti appassionati d’opera e gli studenti alternativi), tanto da voler mettere su dei piccoli corsi in gruppo che ho promosso con frasi sul volantino tipo “learning Italian as a brand new intellectual experience”, puntando su chi magari quest’estate ha in progetto una vancanza dalle vostre parti… Luce ha sperimentato, con la prima influenza americana, le medicine preparate dal farmacista con il suo nome sulla boccetta ed un’attirante gusto al lampone, che si può scegliere fra i venti proposti –credo anche il pollo ed il cioccolato- e non si è per nulla scomposta alle maratone che le abbiamo fatto fare lungo la East coast. Abbiamo in programma, vista ormai la sua indole da piccola esploratrice, di portarla prima o poi a fare il tipico –e per una volta, non urbano- viaggio in campeggio della famiglia americana, con marshmellows sciolti sul fuoco e avvistamento di orsi fuori dalla tenda…
Come molte mamme moderne oggi ho poi cominciato la mia prima session di fitness nella mega-palestra del YMCA, dove ho deciso di recarmi -udite, udite- tutte le mattine! Lo so che i più non mi crederanno. Ed effettivamente aggirandomi spersa tra le diaboliche macchine trita-muscoli il mio ciuffo giallino di capelli e la mia pelle bianco-lattea risaltavano non solo come macchia di colore ma come perfetto travestimento alla Bridget Jones, emerso soprattutto quando mi sono messa in azione sul "pro-treadmill" con la goffaggine che, sapete, mi contraddistingue. Ho chiarito al personal trainer (che mi e’ stato subito affidato insieme ad un complicatissimo programma computerizzato che controllerà i miei progressi) che sono “really out of shape”, vedremo cosa sarà capace di fare di me nei prossimi mesi…
Fra quattro giorni voi voterete per cambiare Governo, mentre noi siamo stati privati del sacrosanto diritto formalizzato nel ‘92 con il voto degli italiani all’estero per corrispondenza, per la svogliatezza di una travet del Comune di Gressoney che non ha mandato avanti la pratica. Con la rabbia nel cuore, è comunque interessante seguire il dibattito politico da quaggiù, dove come prima cosa i giornali americani fanno risaltare la “vecchiaia” dei due pretendenti alla poltrona da premier (chiunque vinca, sarà il più anziano d’Europa) collegandola all’abitudine ormai consolidata degli italiani di fare tutto “tardi” rispetto agli altri paesi. E’ retorico dire che vivere all’estero ti fa vedere con più oggettività come siamo fatti e per una volta, di fronte agli americani che spesso ho snobbato, ho dovuto convenire dentro me stessa che l’Italia è un gran bel paese, sì, ma pieno di contraddizioni e, concedetemi la battuta... (spero) di coglioni!

ps. scusate l'abbondanza di foto...ma questa volta erano così belle...
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