...Inghiottita dalla mia nuova vita nella casa della trentatreesima mi sono accorta che sono passate piu’ di due settimane dall’ultima volta in cui ho scritto e che nel frattempo si sono aggiunte talmente tante ciliegine sulla nostra bella torta che ho dovuto prendermi due appunti prima di iniziare a scrivere.
La nostra casa e’ completa, ripulita e confortevole. Tanto da ospitare nell’ordine gia’ una cena di sdebitamento con gli zii, un festino di inaugurazione con i sparuti amici che ci siamo fatti qua (piu’ qualche cinese collega di Lu che e’ arrivato un’ora prima a parlarmi un’inglese incomprensibile mentre preparavo) ed il primo ospite dall’Italia, mio cognato Giovanni, che si e’ sciroppato ieri in macchina un New York-Baltimore e ritorno in meno di ventiquattro ore!!!

Abbiamo inoltre passato il nostro (per me e per Luce) primo Thanksgiving in America, esperienza che di per se’ varrebbe un viaggio qua, visto che oltre ad essere l’apoteosi della magnata in famiglia -ma nel senso positivo del termine- a cui nessuno potrebbe rinunciare, e’ il festival piu’ nauseante e piu’ vergognoso del consumismo, essendo il giorno dopo il momento migliore dell’anno (chiamato il “black friday”) per fare acquisti nei grandi supermercati, con pratiche assurde tipo quella di aprire i negozi alle sei del mattino per l’”early burn” - con gente che dorme li’ davanti la notte prima! Noi piu’ pacatamente ci siamo sbaffati un tacchino enorme e svariate altre portate a casa degli zii ed abbiamo avuto la sorpresa di andare a dormire con la prima nostra neve nordamericana...
Ah, intanto, qua e la' vi metto gli interni della casetta.

A proposito di clima, fra le mie passeggiate i giorni scorsi nel campus della Hopkins mi sono piu’ volte imbattuta in disinvolti studenti con bermuda ed infradito -faccio presente che anche qua da una settimana e’ arrivato un gelo cane-, giustificato poi con il fatto che dentro gli edifici qua vige la regola del contrappasso per l’aria condizionata glaciale che c’e’ d’estate e che d’inverno produce invece sotto forma di enormi termosifoni un clima sahariano… al che’ ho quasi avuto pena per questi poveri studenti strapazzati da un America che sembra con questo fenomeno provare pure a governare la Natura, oltre che svariate altre cose umane...

Mezzo che mi fa sentire pienamente padrona della mia nuova vita e’ poi la nostra nuova macchina-usata, che mi porta in giro ormai da dieci giorni su strade ed autostrade come su un enorme tapis roulant, visti i limiti di velocita’ e la pecoraggine degli americani al volante… modello e marca non vi dicono niente -Saturn SW- , per noi e’ onesta, per gli americani un po’ sfigata (visto che trattasi di normale station wagon e non di van, mini-van, suv, sedan o pick-up e che ha pure il cambio manuale e non automatico), ma poco importa: noi sentiamo di aver fatto un grande affare, siamo divertiti di averla trovata casualmente dopo mesi di ricerche e ci sembrava abbastanza esotico il fatto di averla pagata una cifra piu’ che ragionevole a due ragazzi carini carini appena sposati che stanno per partire per un dottorato in botanica all’universita’ di Honolulu… vi alleghero’ la foto quando sara’ completata da un particolare truzzissimo che per ora non svelo ma che potere forse immaginare…

Dell’acquisto della tv sapete gia’ da Luigi, io vi aggiungo che girando un po’ sui 75 canali qualcosa di decente si trova anche, certo e’ che la quantita’ (e spesso la qualita’) di pubblicita’ farebbe innervosire anche Berlusconi e che e’ impossibile trovare un qualsiasi programma non made in USA… ammetto pero’ che Luce e’ molto contenta di aver ritrovato Play House Disney tale e quale, che con il dvd di Cinderella comprato l’altro giorno da Wall Mart fanno piu’ di una baby-sitter super-esperienziata!
Sono ormai lanciata nel mondo degli acquisti on-line ed ho scoperto con orrore che con il mio bancomat posso pagare ovunque -anche su internet- qualsiasi cosa, senza commissione e mille volte al giorno… dal pane al biglietto dell’aereo per tre, con massimale praticamente illimitato…(e' difficile quindi trattenersi, e cosi’ che qua si indebitano tutti, infatti) e sempre in tema di pagamenti, ecco perche’ ci era arrivato a casa una scatoletta con 500 assegni dalla banca… qua li usano per pagare tutto e specialmente le bollette, che ti arrivano gia’ con un foglietto da compilare con la cifra che vuoi pagare (perche’ puoi anche pagarne la meta’, se decidi che questo mese ti va di fare cosi’, vale lo stesso con le carte di credito) ed una busta pre-affrancata… dopo le prime esitazioni da italiana che ha paura addirittura a spedire una lettera per posta che non sia prioritaria, ti rassegni all’idea che qua funziona, ed in verita’ e’ molto piu’ comodo che andare in posta con le vecchiette…
Ecco un'altra foto di Luce e gatto Red, che poi e' una Lei (l'abbiamo scoperto dopo 3 settimane).

Non vi ho mai invece parlato di cosa facilita veramente la vita in America: aver imparato a fare lo spelling. "To spell" il proprio nome diventa indispensabile se sei straniero (come se loro c'avessero tutti nomi normali, ed e' per questo che serve, visto tutte le eccezioni di pronuncia dell'inglese), meglio se alla velocita’ di un razzo come fanno loro qua, perche' nessuno vuole mai perdere tempo. A scuola te lo inculcano in testa piu' delle poesie di Carducci (noi ci siamo puppati per due mesi esercizi tutte le sere della povera cugina Alessandra), tutti te lo chiedono e visto che qua fai tessere per qualsiasi cosa e diventi subito numeri di identificazione, codici e reference names, se non lo sai dire in fretta ed esatto, in particolare al telefono, sei finito. Nonostante questo abbiamo gia' ricevuto lettere con scritto Marchiomni, Girarda, Louigi...
Per un'altra cosa gli americani mi fanno tenerezza: quando fanno pasticci linguistici usando altre lingue oltre all’inglese (che di per se’ e’ ammirevole, visto che capita pochissimo)… specialmente ad uso pubblicitario: l’altro giorno ho mangiato una pizza al trancio da “Pizza Villa”, il cui slogan sul piatto di carta e sul menu’ era “Very villa, very pizza”!

Riallacciandomi al discorso delle lingue, non mi sono mai soffermata sull’esperienza linguistica che sto facendo e sulle difficolta’ che ho incontrato. Superata dapprima la lentezza del mio spelling, praticata un po' la scrittura dei numeri sugli assegni e compresa l'abitudine che all’inizio mi spiazzava del modo di salutarti delle cameriere, dei cassieri, dei custodi, e degli autisti che ti chiedono sempre “How are you doing today?” (che suona ormai con "un auarduiintudei") o “What’s up?” (se sei sfortunato) al posto di un normale "Buongiorno" -e che pretendono quindi una risposta tutte le volte-… direi che me la cavo abbastanza bene. Ho capito che ci sono alcune frasi che una volta che padroneggi bene ti servono, uguali, per un mucchio di situazione diverse, cosi’ come usare con scioltezza le preposizioni ed i piu’ comuni verbi tipo keep, get, come, work etcc.. Capire ormai non e’ piu’ un problema, e neanche esprimersi quando si parla del piu’ del meno, dell’Italia o di Luce… certo dire proprio quello che stai pensando in italiano e’ difficile molto spesso, per non parlare poi quando sei stanco la sera e hai di fronte un malefico cinese come i colleghi di Luigi o un texano di Dallas… vedremo quando dovro' cimentarmi con un lavoro... a proposito, questa settimana che viene provero’ a mandare i primi cv in posti da sogno (tanto vale partire dall’alto) e a visitare le prime scuolette per Lucina… speriamo di finire l’anno con un ultima buona notizia fra le due, almeno.
E con questo… vi rimando alla prossima puntata.

Un bacio!
Elisabetta