So che puo’ sembrare un po’ una parafrasi... ma mi prendo una pausa dal blog per... incominciare a scrivere. Veramente.
L’idea, che Luigi definisce ironicamente “Cronache del risveglio di una coscienza. Ovvero lo zibaldone di una casalinga filosofa (psicologa, psicopatica?)”, era invece covata da tempo, ma mi e’ apparsa nella sua semplicita’ e limpidezza solo ieri.
Adesso dunque devo tirar fuori le palle per compiere un’impresa. L’impresa di un libro, forse, che per ora potrebbe esaurirsi semplicemente in una raccolta di pensieri sconclusionati legati alla mia condizione qua (che col blog e’ nata) ma che potrebbe diventare un'altra chicca: un libello di critica della nostra societa’, una guida turistica, un diario coi racconti d’infanzia, un romanzo basato sui personaggi che ho conosciuto, o addirittura una favoletta... chi puo’ dirlo adesso, sono talmente tanti i generi a disposizione! In ogni caso vorrei lasciare qualcosa di ingombrantemente "mio" alle mie bimbe, che le scaldi un giorno se io non ci saro' piu', come avrei voluto che mia madre facesse per me.
Visto che la confusione e’ ancora tanta, scelgo pero’ di accantonare il blog per rimettermi in gioco daccapo, a mente fredda. A dire la verita’ ultimamente mi pesavano un po’ le aspettative che lo scrivere una cronaca ed il pubblicarla in tempo reale comporta e sentivo che spesso questo modo di comunicare puo' essere facilmente scambiato per uno sfoggio, come per dire" Ehila', guardate tutti quanto so' figa a vivere in Ammerica". E forse si era anche esaurita un po’ la vena tutta eccitata che mi aveva percorso agli esordi.
Devo ammettere che mi dispiace anche abbandonare il mondo di Internet, che mi esalta tanto con i suoi mezzi portentosi e che per questo sono sicura continuera' a darmi ogni giorno spunti nuovi. Questo filone forse va esaurendosi un po’ per tutti, o magari ha solo bisogno di qualche altra invenzione per rimanere florido ed in un certo modo ancora interessante.
In ogni caso ho bisogno di un progetto piu’ ampio e di trovare un’ispirazione che porti verso un’unica strada... mi serve anche una costanza e una tecnica che forse non ho, e spero di trovare l’ironia giusta che serve sempre a sdrammatizzare e a non prendersi troppo sul serio... non so se ne sono davvero capace, ma voglio provare adesso che ho tutto il tempo a disposizione. Sono sempre stata grafomane e questa e’ la mia unica certezza, insieme allo zaino carico di sensazioni e considerazioni che mi porto dietro, soprattutto negli ultimi anni...
Rimango un po’ piu’ sola (ma non e’ una novita’ per me) e dedico dunque quest’ultimo blog a chi e’ lontano come me e si ritrova spesso a fare i conti con una certa nostalgia e un perenne senso di inadeguatezza al nuovo ambiente scelto per apporre il nido. Chi si e’ buttato verso nuovi orizzonti, per necessita’ o per scelta, e vive ogni giorno le difficolta’ di essere un po’ piu’ sperduto, anche se magari a solo 200 kilometri dal paese natio. Chissa’ perche’ poi ci si immagina sempre che la vita a casa, in famiglia, nella propria citta’, sia sempre piu’ entusiasmante e ricca di eventi? Forse e’ solo una suggestione, a volte e’ una vertigine pungente che ti fa fare il piantino (a me la botta e’ venuta un po’ a Natale) e poi riprendere il fiato subito dopo. Altre volte invece, e’ una carica incredibile di sguardi verso l’imprevedibilita’ che il futuro ti soprenda con situazioni sempre nuove e che ti spinge ad essere sempre adattabile, curiosa, "avventuriera".
A Nabil quindi, prima di tutto, e poi a Irene a Ginevra, Claudio a Londra, Laura a Monaco, Silvia a Dubai, Emanuela a Lugano, Francesca e Alfredo a Torino, Paola a Barcellona, Giangia e Barbara a Parigi, Annabelle e James a Milano, Sara a Phoenix, e, soprattutto, a tutti gli amici italiani di Baltimora.
Arrivederci, dunque. Ci provo. Magari mi stufo e fra 15 giorni c’avete di nuovo una pagina e mezza di racconti sulle assurdita’ dell’America. Sono irrequieta, e questo non da’ neanche a me nessuna garanzia.
Elisabetta
giovedì 17 gennaio 2008
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