domenica 25 novembre 2007

Baltimore unrevealed


Mi sono accorta rileggendo i vecchi blog che mi e’ un po’ passata la attitude da “scoperta” che avevo i primi tempi e che adesso le tante cose assurde dell’America mi sembrano quasi normali. Un po’ mi spiace non sentirmi intrigata come i primi tempi, dall’altra parte pero’ questa conquistata “visione da dentro” fa parte del processo di integrazione e serve a darti quella stabilita’ a cui ogni immigrato aspira!

Si coglie un'aria di innovazione qua a Baltimora.
La citta’ e’ in fermento, e noi con lei. Stiamo scoprendo un’altra Baltimore, quella all’avanguardia e un po’ alternativa che e’ cosi’ lontana dalla triste omologazione che si e’ abituati a vedere e dall'immagine che ti fai quando arrivi qua per la prima volta.
Tutti ci dicono che questa zona da questo punto di vista e’ uno spaccato d’America dove si puo’ fare ogni esperienza, ad un costo piu' contenuto rispetto a New York o San Francisco, e con un clima tutto sommato molto simile all'Italia.
Baltimore come citta' e’ effettivamente incredibile. Sei in centro circondata da case al massimo di tre piani coi mattoni rossi e le porte colorate come a Dublino, a due passi dal porto, e quando ti sposti nella downtown vera e propria i palazzi col piano terra in ghisa invece ti ricordano SoHo, mentre un isolato piu’ in la’ s’impenna un grattacielo come a Manhattan. Intorno al centro c’e’ una fascia di quartieri sgangheratissimi, di case abbadondonate con le porte e le finestre murate e i bambini neri che si fanno d’estate la doccia intorno all’idrante. Fai dieci mintui in macchina, passando da zone molto strane, alcune bellissime e trendy, altre da scappare a gambe levate, e sei gia’ in una specie di villaggetto di case vittoriane tutte colorate (dove stiamo noi). Attraversi un parco con ville coloniali dai bianchi colonnati circondate da giardini all’inglese, campi di golf e college esclusivissimi ed arrivi nella suburbia classica, con le case col portico in legno affacciate al pratino verde senza staccionata. Vai ancora piu’ in la’ e ti imbatti nel tipico ranch di Santa Fe o nella casa modernissima alla Norman Foster affacciata sul Country Club. Ovunque, a parte il centro, immerso nel verde e negli alberi. Ma ovunque, tranne piccolissime aree vicino ai negozi, nessun marciapiede, nessun pedone, nessuna bicicletta.

Le possibilita’ sono infinite, quindi, per chi cerca casa come noi. Il problema rimane quello delle scuole, perche’ purtroppo poche scuole pubbliche (soprattutto in citta’) sono considerabili, viste che la maggior parte hanno il metal detector all’entrata –anche alle elementari!-e insegnanti frustrati. Qua infatti le scuole sono finanziate dalle tasse del quartiere e solo da quelle. Piu’ il quartiere e’ ricco piu’ la scuola e’ bella e rinomata, piu’ il quartiere e’ povero, piu’ e’ disastrata. Bella regola quella che i poveri devono rimanere poveri ed i ricchi devono arricchirsi sempre di piu’, no?
Ma noi non ci perdiamo d’animo. Sento che abiteremo in un vecchio mulino ristrutturato, in un cottage dalle finestre di legno blu cobalto immerso in un bosco o in una casa di legno bianco con l’antico pozzo davanti.
Mi piace considerarci degli outsider gia’ solo perche’ siamo stranieri. Per noi e’ molto piu’ naturale osare la’ dove gli americani medi si fermano. Intanto ho un realtor, un agente immobiliare, che cerca per me. L’ho agganciato non so io neanche come. In genere rampantissimo trentenne, cerchera' di conquistare la tua fiducia a suon di sorrisi ed una valanga di email piene di cosiddetti listings (annunci gia' selezionati secondo i tuoi criteri di ricerca), che per i primi due anni mi erano tra l'altro assolutamente indecifrabili. "Gorgeous home, 3br, 1.5 ba, AC units, hwd flrs, EOG". Traduzione: 3 camere da letto, un bagno e mezzo (questa e' l'unita' di misura, non la metratura), aria condizionata, pavimenti in legno, 3 lati indipendenti. Per ora ci divertiamo un sacco ad andare a vedere anche quelle improponibili... La cosa divertente e’ infatti che ogni casa messa sul mercato ha una “open house” la domenica, dove ti aspettano, oltre al rapace dell’agenzia immobiliare, voglioso di compagnia, anche piatti di biscotti e bibite dissetanti, quando non veri e propri pranzi. Un giorno una realtor mi ha anche fatto da baby sitter a Gaia mentre giravo la casa e da allora siamo diventate amiche!

Abbiamo passato dei weekend molto frizzanti, che di solito incominciano tutti il sabato mattina con un giro al mercatino “organico” di Baltimore, dietro casa. Qua l’organico, che da noi chiamano biologico, va molto di moda, anche quando i prodotti (per loro super-fighetti) sono semplici verdure fresche o sale grosso. L’altro giorno ho persino visto la pubblicita’ di una palestra “organica”: che vorra' dire? Siamo stati all’inaugurazione della mostra del nostro amico pittore Terry in un loft della downtown (lasciatemela tirare) con i nostri amici italiani, sui trenini a vapore in un parco e a un festival francese presso il museo d'arte, dove Luce ha imparato a ballare il can-can e noi ci siamo rilassati ad un workshop per imparare a lavorare l'argilla. Con il giro alla fattoria per prendere la pumpkin perfetta abbiamo passato il nostro terzo Halloween e, un mese dopo, il Sacro Thanksgiving e in mezzo fatto i soliti giri al mall (anche se anch'io sto diventando piu' pigra e ho incominciato, come milioni di americani, a fare acquisti su Internet) e le passeggiate lungo l'Inner Harbor.
Ogni tanto ci facciamo delle gitarelle fuori porta, spesso ad Annapolis, a strafogarci di waffle e arrosto immerso nel gravy nei buffet locali, o a scrutare con invidia le case meravigliose con molo privato sulla Chesapeake bay. In piu’ gli alberi si sono colorati di rosso fuoco e la temperatura ha retto fino a ieri ancora dei tiepidi 20 gradi. Cosa volete di piu’? Chissa’ poi perche’ in questi viaggi on the road ci mettiamo sempre come colonna sonora pezzi come la Prospettiva Nevskji di Battiato o L’anno che verra’ di Dalla, che al posto di deprimerci come succederebbe normalmente, qua ci mettono di buon umore...
Gaia e Luce vengono, loro malgrado, ovunque (a parte qualche sera passata tra le braccia della nostra ormai fida Jennifer) e ci rendono sempre piu' fieri del loro adattamento a questa vita che a volte e' difficile ma spessissimo davvero entusiasmante. Luce sta coltivando una passione per i pianeti e la geografia, ma mi ha confessato l'altro giorno che il posto dove le piacerebbe vivere e' Gressoney. Mentre Gaia-grandi-sorrisi sta scoprendo il suo di mondo, che si ferma a 20 centimetri da terra, compiendo quei giri a compasso tipico da stage pre-gattonamento. Il loro menage non e' sempre semplice e idilliaco ma noi riusciamo ancora a vederne i lati buffi... e guardiamo al futuro che abbiamo davanti con loro e ci riempiamo di gioia.

In mancanza di altra attivita’ intellettuale, prosegue la mia ricerca di persone interessanti da frequentare. Oltre al ben amalgamato giro degli italiani, sto coltivando un po’ di amiche americane gia’ rodate e sperimentandone delle nuove. Ieri siamo stati alla festa del nostro amico Geppino - che dopo 6 anni all’NIH, coraggioso, torna in Italia al CNR - e li’ abbiamo conosciuto diversi altri scienziati italiani, tra cui l’inventore di Google Sky che lavora allo Space Telescope Institute qui di Baltimore e ha studiato astrofisica a Trieste! Intanto la mia amica giapponese Tamako mi ha chiesto di darle lezioni di cucina italiana. Pare che appartenga ad una antichissima famiglia di Tokyo e che sia la regina del sushi. Sono indecisa se incominciare l’école de cuisine con una pasta fagiola (come pubblicizzava un’insegna di un ristorante pseudo-italiano l'altro giorno) o col famoso “puré con la pelle” (cavallo di battaglia della famiglia Girardi).

La sera, quando Luigi si spupazza le bambine, mi fanno compagnia i viaggi di Anthony Bourdain, Samantha Brown, Andrew Zimmern e Francesco Da Mosto (ogni show in TV ha il suo personaggio di spicco, messo ben in rilevanza nel titolo), ma piu’ di tutti sogno con Bear Grylls, aitante esploratore britannico che vaga da solo in posti sperdutissimi facendo cose assurde tipo bersi la sua pipi’ nel deserto o costruirsi un igloo in un ghiacciaio.
L’esperienza linguistica mi affascina sempre molto, e non passa giorno in cui non imparo un’espressione nuova o l’esatta pronuncia di parole tipo “comprehensive”... vorrei potermi sentire sicura in ogni contesto e potermi mimetizzare tra i mille cittadini americani che hanno altre origini e a cui la gente non chiede piu’ neanche da dove vengono, dando per scontato il loro inglese ormai padroneggiato come la lingua madre.



Intanto abbiamo applicato per la carta verde tramite la Diversity Lottery (qua il permesso permanente di soggiorno si puo’ ottenere con un sorteggio tipo “gratta e vinci”: i fortunati sono tirati a sorte da pacchetti di immigrati della stessa nazionalita’, e le quote vengono decise a seconda dei flussi migratori di anno in anno verso gli Stati Uniti – da un po’ di anni non possono applicare i cinesi, gli indiani ed i messicani per esempio.). Sto poi considerando di tradurre in un libretto tutte le cazzate che ho scritto in questi due anni – ma un blog e’, per antonomasia, forse proprio l’evoluzione della pubblicazione -, che se anche non si tramutera’ in un best seller almeno divertira’ le mie bambine quando, da grandi, ripercorranno il viaggio che i loro genitori un po’ sconclusionati gli hanno fatto compiere presi dall’avventura e dalla voglia di trovare altrove quello che ci mancava in Italia.
Che sia una carriera piu’ riconosciuta o una macchina targata Viva il Toro, qualcosa qua ci ha fatto restare, convinti tra l'altro che ora e' difficile tornare indietro. Ho l'impressione che ovunque finiremmo ci sentiremmo oramai dei disadattati. Conservo comunque sempre il sogno, dopo o durante la pausa americana, di girare il mondo con Luigi e le mie bambine, ispirata dalla storia della mitica coppia di fondatori della Lonely Planet (di cui sto divorando il libro). Da loro ho imparato che non bisogna avere tanti soldi o essere particolarmente hippie per buttarsi all’avventura, basta solo il coraggio di prendere il primo aereo e non accontentarsi mai!

lunedì 8 ottobre 2007

Autunno tropicale

Baltimora meglio della California, visti i 30 gradi fissi che ancora ci avvolgono in questo inizio di ottobre! (La foto a fianco, per esempio, e' di stamattina che si schiattava)
Un clima cosi' imprevedibile ci confonde un poco, anche se ammetto che sono contenta di prolungare, insieme all'estate, anche l'uso delle flip flop e l'infausto momento in cui dovro' rimettermi dei pantaloni invernali non premaman, cosa che non faccio piu' praticamente da due anni.

Carlo ed Elizabeth sono dei gran fighi, questo e' certo, ma dopo aver partecipato al loro matrimonio, il primo da quando siamo qua (e le promesse sul prato senza celebrante, il discorso strappalacrime dei genitori e degli amici e la rilassatezza dell'ambiente in generale erano proprio come quello che m'immaginavo), adoro dell'America sempre di piu' l'informalita' che c'e' dietro ogni invito (che intanto vi e' sicuramente arrivato per email, con almeno due link sulle direzioni per arrivare e i parcheggi piu' vicini ed un opportuno orario di inizio e -soprattutto- di fine), il poter andare ad un party senza conoscere nessuno (cosa che in Italia non avrei mai fatto), la disinvoltura di certe scelte (la barbeque pizza insieme alla mousse au chocolat, i piatti di topolino sul tavolo indonesiano). In una parola lo stile Easy Going contrapposto alle cerimonie - e la snobberia - tutte italiane (in particolare torinesi), che sono contenta di aver lasciato indietro.
E poi ora come mai qua apprezziamo l'organizzatissima Social Life per famiglie, che prevede mille attivita' kids friendly, quando invece in Italia quasi ti vergogni a portare i figli a cena fuori... Fiere, concerti, workshop nei musei, cinema sui prati all'aperto. Quasi sempre gratis, ogni weekend. Qua tutto e' promosso, pubblicizzato e valorizzato come fosse la figata piu' grande del mondo: tante volte non lo e', ma e' difficile che comunque ti deluda del tutto, visto lo sforzo che ci mettono per farti divertire. E poi qua l'uso della baby sitter (e dei nonni, soprattutto, visto che l'80% dei nonni d'America sta in Florida) e' molto meno sconsiderato che da noi... quindi i genitori sono abituati a fare tutto coi loro bimbi (persino portarli in ufficio).

Tale spensieratezza domenicale e' pero' la giusta ricompensa ad una settimana passata a torchiare i bambini a scuola, dove tutto e' invece esasperatamente impostato. Luce per esempio e' da fine agosto in mano all'invasata Mrs. Pamela, fanatica donna nera di mezza eta', che convinta sostenitrice del metodo che all'asilo si lavora, non si gioca (testuali parole), tenta di preprare le nostre povere creature indifese al famigerato Kindergarden, che dovrebbe toccare a Luce il prossimo anno (se passera' i test di ammissione!). Nelle sue grinfie i nostri quattrenni fanno mille esercizi di bella scrittura, conti e dissertazioni scientifiche, gruppi di ricerca e scenette per imparare la buona educazione, e con un pannello colorato al quale ad ogni nome fa corrispondere piu' o meno stellette, lei, la torva Pamela, ne controlla la preparazione. Nulla di male, per carita', solo che oramai a casa a cena non si parla piu' di fatine e castelli, ma di scheletri, pianeti e metodi per aumentare la "confidence" in se' stessi. Penso che questa esagerazione appartenga un po' a tutte le scuole americane, ma forse nella nostra un po' di piu', visto purtroppo il noto e provato gap culturale dei neri rispetto ai bianchi. Spero solo che questa rivalsa nel bel mezzo della quale siamo capitati non ci faccia diventare Luce un piccolo mostro!

Comunque la scuola e' una delle cose che gli americani prendono piu' sul serio, tanto che, diventato ormai l'argomento principale di conversazione di qualunque mia coetanea madre di figli, io l'ho dovuto studiare a suon di siti che elencano le migliori scuole in citta' e domande impertinenti alle mamme dei giardini. Io, ingenuamente convinta che a questo, come avviene in Italia, ci pensasse sufficientemente bene lo Stato con una semplice tanto casuale ripartizione del piccolo a seconda del quartiete dove vive! Ma qua, sapete bene, la competizione e la corsa al successo cominciano sin dalla culla...

Tornati a casa, abbiamo passato un'intera settimana di celebrazioni per il compleanno di Luce, conclusa con una festa al parco piu' grande della citta', movimentata solo verso sera da una gang di ragazzoni con l'aria da Guerrieri della Notte e moto roboanti che ha inscenato un inseguimento con gli sbirri sui prati dove fino ad un minuto prima giacevano crostate alla frutta e palloncini lilla... il bello di vivere in una citta' come Baltimora... sempre come dentro un poliziesco!

Allietata solo dalla visita di Luisa, passo il mio tempo divisa fra tenere in piedi la casa, coltivare le amicizie di famiglia come una buona mogliettina e l'intrattenimento delle mie bimbe. Gaia mi accompagna in questa nuova riappropriata dimensione domestica, con i sorrisi e le rugne tipiche della sua eta', e mi segue in ogni stanza della casa dove io ho opportunamente installato o una sdraietta, o un exersaucer (una specie di box affollatissimo di attivita' sensoriali capaci di tenerla occupata anche per 10 minuti di seguito) o palestrine di varie forme e colori, da dove di solito rotola dopo un secondo contro una parete. Con i suoi primi dentini e' stata promossa alla camera di Luce, e vederle dormire tutte due la sera nei loro lettini e' una gioia che mi sconvolge tutte le volte. Cio' nonostante, stiamo cercando un'anima buona che finalmente ci liberi qualche ora a settimana dalla schiavitu', seppur bellissima, di doverci occupare della prole 24/7 (espressione fighetta per dire ventriquattorealgiornosettegiornisusette). A questo scopo sono partita all'adescamento della perfetta Nanny nel vicino campus dell'Universita' Loyola, noto college cattolico, che e' pullulante, pare, di brave ragazze e sufficientemente bacchettone (anche se Luigi le preferiva procaci e disinibite), provenienti da famiglie numerosissime, per questo gia' use al baby sitting dei propri fratellini (la cosa mi e' stata consigliata proprio cosi'). Una che intervistero' domani mi ha detto di avere 20 anni e gia' ben 7 anni di esperienza: come avra' fatto?! Dovrebbe preoccuparmi di piu' il fatto che di nome fa Rachel e di cognome Provenzano?

Anche se non ho fatto tutto quello che volevo e soprattutto ho mancato molti di voi, ripenso alle vacanze italiane con la solita ed imperterrita malinconia, che pero' ogni volta viene diluita da qualcosa in piu' che li' da voi mi ha esasperato (la guida aggressiva, la sgarbatezza dei commercianti, i prezzi stratosferici, la puzzetta sotto il naso dei fighetti)... ed e' l'esatto ed implacabile processo che ci hanno descritto tutti gli amici che sono qua da tanti anni... mmhhh, staro' passando dalla loro parte? Mi rasserena il fatto che per ora mi addormento ancora con il sapore del mediterraneo in bocca e nella testa i mille suoni delle nostre citta' incasinate, il rumore delle cicale a Gressoney, l'odore della pineta di Follonica. Un mondo che a tal punto ancora mi emoziona, che non potrei mai rinnegare.

See ya!

lunedì 11 giugno 2007

Diario di una puerpera


Riprendo a scrivere dopo mesi. E sono mamma per la seconda volta.
La mia postazione ora e' al tavolo della nostra camera da letto, incastonata nel bow window vittoriano, sopra gli alberi della trentatresima. Alla mia destra il fasciatoio di Ikea che ho ridipinto di blu petrolio, alla sinistra Gaia nella sua sdraietta, appena addormentata dalla musica del carillon giapponese che ci hanno imprestato, che oltre alle 20 melodie classiche, ci propone anche il rilassante rumore di un ruscello che scorre ed il suono del battito del cuore di una mamma, come lo deve sentire il feto nella pancia!

Il parto e' andato benissimo. Ma mica per merito mio o del mio utero (che, se vogliamo, e’ stato anche piuttosto pigro al momento buono), ma per merito degli efficientissimi ospedali americani!
Intanto le delivery room: enormi camere d’albergo con pavimento in parquet, poltrone in pelle per accomodare tutta la famiglia (qua va di moda partorire con suoceri, figli e fratelli intorno), tv, stereo, ma anche un enorme computer per i dati vitali e tutto l’occorrente per fare fronte a qualsiasi emergenza medica. Te ne assegnano una quando arrivi e da li non te ne vai se non hai il bambino in braccio. Il lusso piu’ sfrenato pero' e’ stato senza dubbio avere tutto lo staff della maternita' intorno a me, visto che partorivo solo io quel giorno: due infermierine – quelle che in pratica fanno tutto - cosi’ carine che non mi hanno mollata un attimo (ci mancava poco che si offrissero di farmi i massaggi o la manicure), un medico “resident” (specializzando) con piglio stra-esperto e battuta pronta, uno studentello del secondo anno di medicina che mi ha visitato imbarazzatissimo, due “attending” (di guardia) di cui una bellona che ha fatto girare la testa a Luigi, due anestesiste simpaticissime, piu’ una puericultrice al momento del parto, e una pediatra. Tutti con camici coloratissimi e tutti gentilissimi. E visto che Hopkins e’ anche, e soprattutto, universita’, il mio perineo dev'essere stato una gran scuola per tutti, perche' non la finivano piu' di ringraziarmi. Insomma, dopo anni di ER in tv, e’ stato davvero come trovarsi in mezzo a Carter e Abby, e in una specie di parco giochi, dove ogni cosa che tocchi nasconde un gadget.
Cosi' durante questo travaglio super-smooth, sono passata dall’epidurale (un sogno che e’ diventato realta’) all’induzione -in quest’ordine- in tutta tranquillita’, ho avuto tempo di godermi la gran vacanza, guardare la tv e leggere, mentre Luigi si appisolava fra una skypata e l’altra (poco ci mancava il parto il diretta con l’Italia, visto che in sala, ovviamente, c’era pure la connessione ad internet wireless)... altro che urla infernali e bava alla bocca, che avevo durante le doglie con Luce. Qua Gaia e’ sgusciata fuori che neanche me ne sono accorta...

Tra le tante cose curiose, segnalo il sistema anti-taccheggio del neonato (che pare qui sia uno sport praticatissimo), con ben due braccialetti a ciascuno dei due genitori, uno alla caviglia e uno al polso del bambino, piu’ un chip attaccato al moncone del cordone ombelicale collegato alla polizia, che se uno prova anche solo ad affacciarsi col bebe' fuori dalla porta della maternita’, si bloccano tutte le porte del palazzo (tutti lo conoscono come Amber alert: da una bimba, Amber, che e’ stata rapita e poi purtroppo uccisa anni fa) e il malcapitato col fagotto sotto il cappotto viene accerchiato all'istante!

Comunque, per finire, e’ proprio la concezione che e’ diversa, qua. Al posto delle purghe e dei mega pannoloni, nella mia camera, rigorosamente singola, mi aspettava, oltre i fiori sul comodino, una borsa piena di biberon e pannolini gentilmente offerti dalla Pampers e il cappellino a strisce che mettono a tutti i neonati d’America, un cestino stracolmo di Smarties, M & Ms, Sneackers e patatine, per placare la fame -di chi in genere non mangia per delle ore- e gratificare lo spirito! E chissenefrega della dieta! Come dimostrano i miei 20 kili presi indisturbatamente per nove mesi, con l’approvazione di tutti i ginecologi che mi hanno visitata.

NB. Pero' ho cominciato a riprendermi la mia taglia 42 di anni fa con il fitness post-partum, anche se gia’ ci aveva provato Bianca un mese fa con i suoi giri al mall e le passeggiatine a vedere le ville di Guilford, che un giorno mi hanno fatto venire una mezza sincope...


Gaia la bimba che vive nel sonno. Questa splendida piccola ha passato le prime settimane dolcemente cullata dal suo sonno e non ha fatto nient’altro (sara' la dose da cavallo di epidurale che mi sono fatta somministrare?). Adesso ha incominciato a fare i primi sorrisi, a mangiarsi il pugnetto e a svegliarsi solo una volta per notte. Secondo l'American Academy of Pediatrics il tempo e' maturo per iniziare a leggerle dei libri! Comunque e’ tutta in discesa la strada del secondo figlio, questo e’ certo. A parte i primi giorni di avvio dell’allattamento (per il quale io pero’ ho avuto un guru: mia sorella Alessandra, che dall’alto delle sue 3 maternita’ smazzate tutta da sola, potrebbe mettere su un centro di consulenza alle puerpere spaesate) e qualche notte faticosamente passata a cullarla, mi sembra di avere a che fare con una bimba gia’ di sei mesi, tanto e’ naturale. Abbiamo appena ricevuto il suo passaporto americano, con tanto di aquilotta sulla testa e foto con smorfia da neonata piena di sfoghi sulla faccia. E non vediamo l’ora di usarlo alla prossima immigration...

Purtroppo e’ accaduto. Luce si e’ appassionata ad American Idol e ne ha seguito insieme a me ogni puntata fino alla proclamazione della vincitrice. Questa gara-reality tra aspiranti cantanti e’ una vera mania qua, con una media di spettatori di 60-80 milioni a sera! La cosa peggiore e’ che adesso mi indica tutta contenta nei parcheggi le macchine Ford, ricordandosi perfettamente il grande marchio che appariva scintillante al centro dello schermo prima di ogni stacco pubblicitario. Quei signori a Detroit hanno ottenuto esattamente quello che volevano.
Mi fa pero' molto piacere che fra tutti i concorrenti super trendy lei si sia affezionata invece alla piu' sfigata: l'enorme ventenne nera Lakisha Jones - molto brutta poverina, ma con una gran voce. Una sera, testimone Bianca, l’abbiamo pure beccata che baciava appassionata la tv mentre la sua beniamina sorrideva commossa agli applausi scroscianti del pubblico.
Luce comunque ha un’altra passione incontrollabile in questo momento: sua sorella Gaia. Con sguardo assatanato e denti digrignati la vediamo che la punta da lontano, si avvicina piano alla sdraietta, la sfiora, la guarda ancora con passione, le prende di colpo un arto (di solito un piede), lo stringe, lo gira, lo stritola e, una volta disarticolato, alla fine lo bacia. Come per giustificare ai nostri occhi, che nel frattempo ci siamo accorti della sua mossa felina, che il suo ultimo fine e’ quello di dare solo un ingenuo gesto di affetto alla sorellina. Oppure la lecca, molto carnalmente. A parte questo, per il resto del tempo le e' abbastanza indifferente, per fortuna e noi facciamo i salti mortali per non farle mancare attenzioni, mentre continua nelle sue attivita’ quotidiane un po' selvaggia e un po' intellettuale (sara' per gli occhialini).

Dopo meno di due anni passati (secondo me) a tirarsela fra i ricercatori di tutto il mondo con teorie all’avanguardia e calcoli intricatissimi, e’ successo l’inaspettato. Il mio Luigi tanto cazzone e’ stato “chiamato” a diventare professùr ad Hopkins, a fare il gran salto, insomma. La tenure track (come si chiama la carriera accademica qua) in Oncology portera’ non solo gloria, fama e mille pubblicazioni prestigiose, ma anche un ben piu’ decente stipendio, l’assicurazione sanitaria pagata e la quasi-certezza di poter provare ad aprire un Mortgage (mutuo) per la casa... sicuro invece ancora per molti anni il look trasandato da ricercatore, che in America, patria dello sciatto per antonomasia, tocca le sue punte piu’ spregiudicate.
Con il nuovo lavoro cambieremo anche visto ed il nuovo non mi permettera' piu' di lavorare legalmente negli Stati Uniti, per un'assurda regola protezionistica degli americani, almeno fino a quando non otterremo la green card. Questo vuol dire che il prossimo anno e' verosimile che svolgero' solo attivita' non remunerate come la mamma, la moglie, la traslocatrice -visto che forse cambieremo casa- la studente, o m'inventero' qualche hobby, che sia intellettuale o manuale. L'altro giorno per esempio ho visto una signora che faceva Quilting (le coperte di patchwork) seduta da Starbucks, circondata da studenti concentratissimi sul loro Ibook. Rigorosamente al tavolo con la tazzona di caffe', sia l'una che gli altri hanno trovato cosi' un modo per passare le ore senza stare da soli a casa: efficacissima arma contro la depressione, no?

Ieri avevamo voglia di viaggiare un po’ verso ovest e siamo andati nella parte di Maryland che confina col West Virginia e con la Pennsylvania, fino ad un lago bellissimo nel parco delle colline Catoctin, a due passi da Camp David (l’abbiamo scoperto perche’ nel ristorante locale, appese alla tapezzeria country e a fianco di una enorme bandiera americana, c’erano le foto di tutti i presidenti nell'atto di abbuffarsi con le specialita’ del posto). Il clima a Baltimora d’estate e’ talmente asfissiante che vien proprio voglia di scappare. In piu’ sono mesi che non ci muoviamo e che sto in casa a fare lavatrici. Pero’ con una cifra da missione sulla Luna verremo anche in Italia, e io e le bimbe abbiamo deciso che vale la pena a questo punto fermarci tutto luglio e quasi tutto agosto (mentre Luigi arrivera' per dieci giorni soli)! Abbasso la maternita’ delle americane che dura in media 3 settimane! Abbasso l’aria condizionata e la puzza di barbecue! Io me la voglio godere li' dalle vostre parti, e con me le mie appendici, che hanno bisogno di un po’ d’Italia. Si accettano scommesse su quanti giri riusciremo a fare anche questa volta, per stare con tutti e toccare perlomeno quattro differenti localita' di villeggiatura. Voglio il TG1, Torino Sette e i biscotti del Mulino Bianco. Voglio dire "grazie e arrivederci" quando esco dai negozi e il benzinaio che fa il pieno al posto mio. Voglio telefonare senza dover calcolare il fuso, allattare in pubblico e poter mettere il costume ad un pezzo a Luce (entrambe vietate qua per puritanesimo) senza sentirmi la tenutaria di un bordello.
Ma piu’ di tutto non vedo l’ora di passare i miei pomeriggi semplicemente a chiacchierare e fare la madama, con figlie, sorelle, amiche e nipoti intorno, nella mia familiare e dolcissima Cavoretto.

See you there!

domenica 14 gennaio 2007

Siamo tutti Lello Arena

Eccomi di nuovo con un bel polpettone nel quale devo condensare un sacco di cose. Metto le mani avanti e mi scuso subito se non ho praticamente piu' scritto email personali a nessuno, e per essere magari sembrata pure misteriosa ed un po' ingrata, visto tutti i messaggi di auguri, i regalini e le settimane enigmistiche ricevute per Natale...

(questa foto l'hanno fatta a scuola, notate come riescono con successo a farli mettere in posa... meno condivisibile invece come li pettinano).

Anche se un pochino stanchi, siamo molto frizzanti. Thrilled, come dicono qua.
La ragione e' che con la prima neve dell'inverno abbiamo avuto la rassicurazione da alcuni extra controlli che abbiamo fatto, che la creaturina che porto in grembo sta bene. Nonostante mostri gia abbastanza pronunciato il mento-Marchionni, pare essere gia' molto carina e, cosa che ci tranquillizza molto rispetto al falso allarme datoci due mesi fa, ha perfettamente normosviluppati tutti i suoi organini. Continua dunque a crescere imperterrita e si fa sentire anche con molto vigore, ricordandomi, specialmente allo sportello del Consolato, che non sono mai sola. In piu' la mia aumentata stazza sembra non preoccupare particolarmente i ginecologi americani, che si limitano a misurarmi la pancia con il metro a fettuccina (io ve lo dico sempre che qua fanno tanto i superiori ma in alcuni campi sono molto meno tecnologici di noi!) e si premurano soltanto di avvisarmi che e' meglio se non supero i 20 kili di aumento complessivo... un paradiso per le "matrone" come me, venite tutte a sfornare qua!

E mentre noi siamo tormentati dalla scelta di un nome che stia bene con Luce (Elettra?), sia consono al nostro gusto come sapete un po' hippie-chic, e sia anche pronunciabile dagli americani - ieri ho sentito la nostra comune cleaning lady chiamare la mia amica Paola: Pe-yo-la!- ci stiamo organizzando anche per il nostro Baby Shower, passaggio obbligatorio della vita di ogni donna americana quando ha figli, che in genere ti organizza un'amica al fine di radunare tutti i regali per il nascituro e consegnarli con una imbarazzante cerimonia collettiva. Tolto il primo dubbio sulla pratica, come al solito un po' priva di poesia, devo dire che pero' questo coordinamento di regali non e' male, visto che si tramuta di fatto in una lista on-line, accessibile a tutti, di cose che ti scegli tu in una delle fornitissime catene succhia-soldi-ai-futuri-genitori-rincogliniti tipo "Babies 'r' us" o "Buy, buy Baby" e che evita il doppione di tutine dai materiali immettibili, i cesti Fissan e le palestrine di cui tutte noi abbiamo avuto pieni gli armadi ed i fasciatoi! Intanto provate anche solo ad immaginare le cagate che vendono qua... io vi anticipo che per ora sono indecisa se mettere in lista lo scalda salviettine imbevute o, perche' no? l'elegante adattatore-port enfant trapuntato per il carrello della spesa!

Il Natale e' stato mangereccio come sapete e discretamente riposante, ne' mesto ne' tuttavia particolarmente scoppiettante, per il fatto che proprio a cavallo della Santa Notte e' successa una cosa che ci ha un po' preoccupato (saranno tutte quelle cosine stupide che ho detto su Gesu' bambino? ), ovvero un problema alla vista di Luce. In pratica un occhietto di colpo e' diventato strabico, gettandoci, visto il gia' labile umore pre-natalizio ed una notizia tristissima dall'Italia, nella confusione piu' totale (soprattutto Luigi, che con il lavoro che fa, si e' subito figurato un Alien nel suo meraviglioso cervellino). Il guru mondiale di strabismo infantile - che, guarda caso, e' di sede proprio alla Johns Hopkins- ci ha gia' confermato che trattasi di fenomeno piuttosto comune nei bambini di questa eta' e che scomparira', se corretto, con gli anni delle elementari. E dallo zio torinese sono peraltro gia' arrivate fiammanti montature rosa-violette disegnate su misura, di cui la nostra piccola Lella Arena, per fortuna ancora ignara di come le e' cambiato il buffo sguardo, sembra per ora anche andare fiera. Io invece, tradita dal cuore di mamma e dai generali sensi di colpa -quelli che hanno gia' tutte le mamme normalmente-, le ho comprato ieri degli stivaletti rosa da pseudo cowgirl ed una minigonna di jeans, capi che il mio normalmente saldo rigore rotteirmeieresco mi aveva sempre proibito di concederle.

Durante il break di Natale (la settimana che ci siamo fatti ha scandalizzato i piu' qua, visto che loro non si prendono di ferie neanche Santo Stefano) abbiamo fatto un po' i fighetti a New York, spacciandoci per qualche giorno per veri newyorkesi a casa della cugina Eva ad East Harlem. Certo che in questa citta' ci si puo' tornare mille volte e non stufarsi mai (magari pero' la prossima gita la facciamo da qualche altra parte...), e malgrado le torme di italiani ed il casino fa sempre cosi' effetto, soprattutto per degli sfigati come noi, girollare per il Village, scoprire i negozietti piu' strani e piu' all'avanguardia, cenare tra gli eleganti palazzi dell'Upper East Side o fare il brunch a Brooklyn Heights, mentre guardi sullo sfondo la promenade e lo skyline di Manhattan...

"Mamma, cosa posso dormire con?". Intanto con questa frase Luce mi ha guardata ieri prima di incamminarsi per il nap quotidiano, lasciandomi in un misto di orgoglio per questo esserino che e' gia' capace di fare le traduzioni da una lingua all'altra, e di smarrimento, perche' so che, se abbiamo scampato l'accento triestino per un pelo, anche il suo italiano di base fara' acqua da tutte le parti, nonostante tutti i nostri sforzi... Direi che comunque spesso prevale il compiacimento, e tutti i sorrisi che ci provocano le espressioni tipo: saluto un attimo il nonna cagnolino, io vado di qua e tu due andate di la', mettiamo le calze longhe ma voglio la maglietta màrron - per fortuna ogni tanto ritorna normale ed inventa di sana pianta! L'altro w-e e' stata invitata ad una festina di compleanno di una compagna al Bowling, che qua va molto e che e'ovviamente tutto attrezzato per bimbi, con tanto di birilli piu' piccoli, palle piu' leggere e scarpette bi-colore di cuoio della loro taglia.

Stamattina c'erano -8°C (e gli americani si ostinano a non indossare la giacca), mentre l'altra settimana si stava in felpa. Credo che pero' sia stato cosi' anche da voi, quindi l'America non batte l'Europa per nessun primato.
Marty, il vicino sessantottino innamorato del nostro accento, continua ad ordinare cose strane su E-bay e a regalarcele: funghi porcini secchi, l'Olio Monini al profumo di Tartufo d'Alba, graziosi omini con la barba intagliati per noi da uno scultore degli Appalachi dentro un ramo di pino. Noi invece stasera ci guarderemo un film arrivato con Netflix, il servizio che ormai hanno tutti, di noleggio dvd per corrispondenza, nel senso che tu fai l'abbonamento (nel nostro caso 6 dollari al mese!), scegli il movie su un database immenso nel loro sito e dopo due giorni ce l'hai nella tua buca delle lettere, con busta preaffrancata pronta per la spedizione indietro, (che puoi farti in tutta comodita' quando cazzo vuoi) ed il giorno stesso in cui loro lo ricevono, ti mandano quello che tu hai messo al secondo posto della tua lista d'attesa di film e cosi' avanti... Ieri, nello stesso isolato del supermercato piu' "In" del momento (Whole foods, una catena di cibo biologico da vip, con ogni genere di prelibatezza etnica) ho scoperto che c'e' un negozio specializzato di riviste di tutto il mondo, tra cui Chi di tre gioni fa, Gente, Brava casa e la Gazzetta dello Sport. Queste cose mi riconciliano con l'America.

Luigi vi bacia tutti e vi fa sapere che, nonostante le 16-18 ore al giorno piegato sul computer e la barba lunga, e' molto felice del suo lavoro e della prospettiva di un'infante urlante tra le braccia fra meno di tre mesi, una ragazzina occhialuta che sa il fatto suo in giro per casa ed una balena come compagna decisamente in preda, non si sa ancora per quanto, a deliri vittimistici e nervosismo pre-puerperale.
Mah... mi stupisco che non ho parlato male degli americani fin qui e che non vi ho ancora annoiato con le mie voglie di Certosino Galbani e grissini... Intanto l'ho fatta lunga lo stesso, vista anche la quantita' di foto che allego. Spero che vi piacciano e tenete conto che sono quasi tutte, tranne l'ultima, pre-strabismo di Lucetta... vedi il gia' citato "cuore di mamma"...
mi perdonate la debolezza, vero?


Elisabetta