
Questo il piu’ importante aggiornamento da quel di Baltimora, ma visto che dobbiamo finire i controlli ecografici la prossima settimana e io sono un po’ scaramantica, aspetterei a darvi tutti i dettagli interni ed esterni il mio utero (tipo la forma ad anfora ed i kili gia’ presi che – illusa! - sto cercando di smaltire nonostante la crescita inevitabile della pancia). Comunque un’altra bimba, su questo siamo certi. Ed io sono molto orgogliosa di questo matriarcato che si sta configurando in casa Marchionni.
Dopo le magnate del sacro Thanksgiving -di cui sono sempre piu’ fan come festa, non solo per quello che si ingerisce, ma perche’ e’ l’unica festa che mette insieme famiglia e amici intorno ad un tavolo, senza regali da fare e gadget cazzuti da comprare- e gli acquisti pazzi dei giorni successivi (il miglior momento dell’anno, con sconti in alcuni mall fino al 50% e gente delirante che fa le code dalla mezzanotte del giorno prima: pratica giustamente chiamata “Midnight Madness”), ho voglia di incominciare i preparativi natalizi. Qua sono tutti gia’ impazziti da giorni e devo dire che non mi dispiace passare il Natale qua quest’anno –ah, forse qualcuno si scomporra’, ma in realta’ abbiamo deciso da tempo di fare gli stanziali risparmiosi questa volta e non vi piomberemo in Italia per le Feste- anche solo perche’ questa e’ la casa naturale di Babbo Natale, delle renne parlanti, degli gnomi, dei boschi innevati: un mondo fantastico, molto lontano in realta’ dalle nostre tradizioni, che e’ pero’ il sogno di ogni bambino! E a noi grandi resta, immersi fra il classico buonismo collettivo ed il frenetico consumismo, lo stordimento da canzonetta continua - da due settimane ho sintonizzato alla radio la Baltimore Christmas Station - e naturalemente la piu' viva e fervida apoteosi del Kitsch.


Non c’entra niente ed e’ anche un po’ blasfemo, ma qua sono introvabili anche generi di consumo per noi normalissimi tipo le caldarroste (per le quali io sbavo...), che abbiamo trovato quasi di contrabbando in un posto solo a Baltimore, mentre pare che a qualche incrocio di New York le vendano addirittura in pubblico... cosa inspiegabile, vista la quantita’ di alberi che crescono da queste parti e la nota passione degli americani per le “nuts” di ogni genere e nome... o la panna da cucina, i formaggi che non siano una variante del cheddar cheese, (vi rendete conto di quante mucche ci saranno in piu' qua che sulle Alpi? purtroppo ho paura, come per altre cose, che sia solo questione di fantasia), i biscotti per la colazione sotto le 1000 calorie - che forse ho trovato l’altro giorno al Giant nella sezione “croata” dell’international food-, ma in compenso pullula ovunque di Ferrero Rocher made in Canada. Per non parlare poi della signora delle pulizie, categoria richiestissima e presuppongo agiatissima, visto che io l'ho conquistata solo dopo un anno di ricerche a 25 dollari all’ora... (e per questo quindi gentilmente invitata a farmi visita solo due volte al mese). Ma chi lo dice che chi viene qui fa una vita da pappone?? Non vi facciamo un po’ pena? Per non parlare poi di come affronteremo la mancanza del panettone Bauli al cenone, dei cri cri, dei nipoti in calzamaglia in montagna e dello zampone a capodanno...

Un cosa carina l’ho fatta pero’, lo scorso mese. Sono stata “giudice” per un concorso di Poesia in lingua straniera in un liceo della contea, ovviamente per la sezione Italiano (io volevo anche il latino, ma me l’ha fregato quella di spagnolo all’ultimo, non so a che titolo) e l’esperienza e’ stata molto divertente. Intanto perche’ mi sono ritrovata in una vera High School con i classici corridoi larghi, le vetrinette con i trofei delle locali cheerleader, gli armadietti degli studenti e le classi con la moquette, e poi perche’ e’ spasossissimo vedere quanto gli studenti medi americani in generale non siano assolutamente portati per le lingue straniere. Vi basti sapere che il “contest” che dovevo giudicare io, con tanto di cartellina piena di fogli con tabelle e gradi sui diversi elementi da valutare (tra cui quello “dramatic props” - lezione d’inglese: as you will know, the term "Props" covers anything an actor may hold or use during a performance) vedeva scontrarsi due fratelli di famiglia italo-americana (ma questo, ho imparato, non vuol dire niente, anzi spesso sono piu’ americani loro degli yankees), e di differente livello -per cui gareggianti da soli nella propria categoria!- e queste erano le opere selezionate: "Bello e Impossibile" di Gianna Nannini, "E penso a te" di Battisti e "Nel blu dipinto di blu" di Modugno. Quella della categoria “advanced”, che doveva recitare il Sabato del Villaggio, e che io aspettavo con ansia, non si e’ presentata. Che tenerezza... io che ero tutta preoccupata (“Ma come faro’ a giudicare un testo piu’ bello dell’altro?”) pensando di trovarmi davanti dei piccoli Walt Withman, mi sono dovuta puppare lo sguardo ispirato e gli ammiccamenti di un sedicenne con scritto sulla t-shirt “Italian Stallion” che recitava “Belo, belo. Belo e imposibili...” Come vi ho detto i fratelli hanno vinto tutti e due e gli ho pure dovuto consegnare un medaglione sul palco dell’aula magna da 500 posti della scuola....

All’asilo le stanno gia’ insegnando a leggere e scrivere, insistendo sulla scia di uno degli slogan con cui Bush ha vinto la campagna elettorale - “No child left behind” - che impone ai bambini che entrano al kindergarden (a 5 anni) di essere praticamente gia’ al livello di una terza elementare nostra. Lei ha preso molto sul serio i suoi doveri di alunnina, fa i compiti, conta, legge le scritte sul latte e fa una versione mixata della famosa canzoncina dell’ABC. Ci fa tenerezza sentirla parlare inglese, mentre sto cercando di inserirmi un po’ di piu’ nel non molto aperto tessuto sociale delle mamme con bimbi, anche in vista dei lunghi mesi di allattamento della seconda pupa chiusa in casa da sola... Comunque il fatto che ci abbia proposto come nome per la sorellina “Pratichetta” o “Entina” (e non Latisha o Kennedi, come le sue compagne di scuola) e si sfoghi spesso con le ben note a tutti i genitori scenate di urla irragionaevoli e calci, mi rassicura sia sul suo ben saldo patrimonio genetico italiano che sul suo normalissimo sviluppo cognitivo...

E scusate se alla fine sono sempre una nostalgicona. Anche godendosi le cose belle qua, sappiamo che non ci americanizzeremo mai. O forse, se rimaniamo piu' a lungo del previsto, succedera', ma perfavore, voi che mi avete sentito dire tutte queste cose per mesi, ricordatemi, quando sembreremo davvero convinti di stare nel paese piu' accogliente del mondo e Luce non riconoscera' piu' La Pimpa e la sigla di Un posto al Sole, che c'e' stata una fase all'inizio in cui ero molto piu' lucida...
Vi bacio tutti, come sempre. So long, my friends.